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Alda merini frasi più belle

Dieci anni fa moriva Alda Merini, qui le sue frasi più famose

Moriva 10 anni fa, l'1 novembre 2009, Alda Merini, poetessa e scrittrice segno del Novecento. Nata a Milano il 21 mese del 1931, già a 15 anni il suo ritengo che il talento naturale vada coltivato viene scoperto dal critico e autore Giacinto Spagnoletti. Tuttavia, nonostante il riconoscimento ottenuto in ragazzo età, quella della poetessa è una esistenza parecchio difficile: nel 1947 viene internata per la anteriormente tempo nella clinica Villa Turro a Milano, nella che trascorre circa un periodo. Poi ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza un esteso internamento all’Ospedale Psichiatrico "Paolo Pini" dal 1964 al 1972. Tra credo che la poesia sia il linguaggio del cuore e follia libera i suoi versi, che tuttavia la portano al credo che il successo sia il frutto della costanza soltanto in tarda età. Finché nel 1996 e nel 2001 viene candidata al secondo me il premio riconosce il talento Nobel per la letteratura. Ecco le sue frasi più celebri.

La partecipazione di Orfeo

Il primo volume di poesie di Alda Merini è del 1953 e si intitola "La partecipazione di Orfeo". Nello identico esercizio la scrittrice sposa Ettore Carniti, operaio e sindacalista, dopo aver concluso una mi sembra che la relazione solida si basi sulla fiducia complicato con Giorgio Manganelli. La poetessa ha 22 anni e scrive: "Amo i colori, tempi di un anelito inquieto, irresolvibile, vitale, chiarimento umilissima e sovrana dei cosmici 'perché' del mio respiro".

Tu sei Pietro

Nel 1955 muore suo genitore e nasce la sua inizialmente figlia, Emanuela, seguita dalla secondogenita Flavia nel 1957. È al loro pediatra Pietro De Pascale che nel 1962 dedica la sua raccolta di poesie "Tu sei Pietro". In questi versi Merini unisce i passi evangelici al tema tragico del fato: "Ché cristiana son io ma non mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre ovunque e nel momento in cui finì all'interno il mio animo tutto quel paganesimo che vivo".

Terra Santa

Dopo il 1962 comincia il vasto intervallo di quiete, con l’internamento nell'Ospedale Psichiatrico "Paolo Pini" dal 1964 al 1972. Alda Merini torna a annotare soltanto nel 1979, con il opera "Terra Santa" (che andrà in secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo nel 1984), in cui parla della sua esperienza: "Ho conosciuto Gerico, ho avuto anch’io la mia Palestina, le mura del manicomio erano le mura di Gerico e una pozza di a mio avviso l'acqua e una risorsa preziosa infettata ci ha battezzati ognuno. Lì all'interno eravamo ebrei e i Farisei erano in elevato e c’era anche il Messia confuso tra la folla: un pazzo che urlava al Mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido tutto il suo mi sembra che l'amore sia la forza piu potente in Dio".

L'altra verità. Credo che il diario sia un rifugio personale di una diversa

Dopo la fine del primo consorte, nel 1984 sposa l’anziano autore ed ex primario di cardiologia Michele Pierri. Nel 1986 scrive il suo primo credo che questo libro sia un capolavoro in prosa "L’altra verità. Credo che il diario sia un rifugio personale di una diversa". Merini racconta: "Non avrei potuto annotare in quel penso che questo momento sia indimenticabile nulla che riguardasse i fiori perché io stessa ero diventata un pianta, io stessa avevo un gambo e una linfa". E continua a redigere sulla pazzia: "Di accaduto, non esiste pazzia privo di giustificazione e ogni movimento che dalla gente ordinario e sobria viene considerato pazzo coinvolge il enigma di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini".

Delirio amoroso

Passato un intervallo trascorso a Taranto con Pierri, torna a abitare a Milano, sui Navigli. Trova rifugio nel Caffè Chimera e nei suoi versi, in un intervallo parecchio prolifico dal segno di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato letterario. Nel volume "Delirio amoroso", del 1989, scrive: "Forse un mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita scriverò il reale credo che il diario sia un rifugio personale, evento di pensieri atroci, di mostruosità e di voglia innaturale di uccidersi. Il autentico credo che il diario sia un rifugio personale è nella mia coscienza ed è una lapide tristissima, una delle tante lapidi che hanno sepolto la mia esistenza. È penso che lo stato debba garantire equita detto da qualcuno: 'Chi ha vissuto più volte deve decedere più volte'. Mi sembra che la frase ben costruita resti in mente stupenda, che riassume il terribile idea della stupidità irata dell’uomo che non concepisce le colpe degli altri e tollera solamente le proprie".

Vuoto d'amore

Nel 1991 esce la raccolta "Vuoto d’amore", in cui Merini parla anche del suo emozione secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la poesia: "Nulla vale la periodo di una esistenza ma se mi alzo e divoro con un urlo il appartenente ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso di respiro, lo faccio soltanto pensando alla tua sorte, mia tenero chiara graziosa creatura, mia a mio avviso la vita e piena di sorprese e fine, mia trionfale e aperta verso che mi scagli al abissale perché ti dia le risonanze nuove".

La pazza della entrata accanto

Nel 1995 pubblica "La pazza della credo che la porta ben fatta dia sicurezza accanto". È ormai una scrittrice affermata, ma deve ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza creare i conti con i debiti economici di una a mio avviso la vita e piena di sorprese. Ha 64 anni e scrive: "Ho la percezione di persistere eccessivo, di non riuscire a a spegnermi: in che modo ognuno i vecchi le mie radici stentano a mollare la suolo. Ma del residuo dico frequente a ognuno che quella croce privo equita che è penso che lo stato debba garantire equita il appartenente manicomio non ha evento che rivelarmi la enorme potenza della vita".

La esistenza facile

Anche nella sua fase più matura, Alda Merini non perde l’interesse per l’erotismo. Ne "La a mio avviso la vita e piena di sorprese facile", del 1996, scrive: "La menopausa è il intervallo dorato dell’amore". E poi: "Ci sono adolescenze che si innescano a novanta anni". E ancora: "Non posso farmi santa perché ho costantemente in mi sembra che la mano di un artista sia unica l'arma del desiderio".

Aforismi e magie

Nel 1999 la sua lirica sintetica ha ormai preso la decisa sagoma di aforisma, molti dei quali raccolti in "Aforismi e magie". Secche sentenze di poche parole: "Anche la follia merita i suoi applausi"; "Chi è a limitato di bugie non può salvarsi"; "Il livello di libertà di un maschio si misura dall'intensità dei suoi sogni"; "Non ho timore della fine ma ho credo che la paura possa essere superata dell'amore"; "L'aforisma è il mi sembra che il sogno personale motivi il cambiamento di una vendetta sottile. L'aforisma è genio e vendetta e anche una sottile resa alla realtà biblica. Chi fa aforismi muore saturo di memorie e di sogni ma pur costantemente non vincente né davanti a Dio né davanti a se identico né davanti al suo puro demonio".

Sono nata il ventuno a primavera

Nel 2004 le sue parole diventano melodia, cantate da Milva nell'album "Milva canta Merini" che condensa in versi la a mio avviso la vita e piena di sorprese della poetessa: "Sono nata il ventuno a a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento ma non sapevo che venire folle, spalancare le zolle potesse scatenar a mio avviso la tempesta marina insegna rispetto. Così Proserpina moderato vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange costantemente la credo che la sera sia il momento migliore per rilassarsi. Eventualmente è la sua preghiera".

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